Business Ethics Summit 2025, Cristiana Falcone: “Etica AI al centro del confronto globale”

Business Ethics Summit 2025, Cristiana Falcone: “Etica AI al centro del confronto globale”

Nel cuore del Vaticano si è cercato di riportare l’etica al centro del dibattito globale sull’intelligenza artificiale e le sue implicazioni sociali. Sotto la guida di Cristiana Falcone, il Summit ha analizzato il delicato equilibrio tra tecnologia, lavoro e dignità umana.

Si è svolta a Roma, nella straordinaria cornice della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, la terza edizione del Business Ethics Summit, evento ormai divenuto un punto di riferimento internazionale per la riflessione sull’etica applicata al mondo dell’innovazione e del business globale. Organizzato da CORE – Thinking Connections, con il contributo accademico del Boston College e della Lumsa Human Academy, il Summit ha proseguito lungo il solco tracciato già nell’edizione dello scorso anno, riaffermando la centralità della persona nel pieno di una trasformazione tecnologica che procede a ritmi sempre più accelerati. Main sponsor dell’iniziativa sono stati Axpo Italia e Banca Ifis.

Se nel 2024 l’attenzione si era focalizzata principalmente sul nuovo AI Act europeo e sull’urgenza di mantenere l’essere umano al centro dei processi decisionali nella progettazione e nello sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale, l’edizione 2025 ha ampliato ulteriormente la prospettiva, interrogandosi su come l’intero sistema economico-finanziario possa oggi assorbire l’impatto dell’innovazione tecnologica senza esasperare squilibri sociali ed economici che rischiano di diventare cronici. 

Abbiamo invitato oltre cinquanta esponenti provenienti da business community globali, istituzioni accademiche, mondo venture capital e realtà finanziarie internazionali per farli confrontare su come sfruttare la potenza dell’innovazione digitale senza alimentare polarizzazioni, disuguaglianze e forme sottili di esclusione”, ha dichiarato Cristiana Falcone, ideatrice e moderatrice dell’evento.

In apertura dei lavori, i dati forniti da Salvatore Pinto, Chairman of the Board di Axpo, hanno fotografato con realismo il quadro delle trasformazioni in atto: secondo il World Economic Forum, nei prossimi anni l’avanzata dell’intelligenza artificiale genererà 170 milioni di nuovi posti di lavoro, ma ne distruggerà 92 milioni, con effetti asimmetrici tra regioni e settori. Il rischio, ha sottolineato Pinto, è che la velocità del cambiamento superi la capacità delle istituzioni economiche e sociali di gestire i suoi contraccolpi. È questa la ragione per cui il Summit ha insistito, fin dall’inizio, sulla necessità di una governance etica non accessoria, ma strutturale.

Tra gli interventi più significativi, quello di Brian Smith del Boston College ha riportato al centro il tema cruciale della dignità del lavoro, evocando l’imperativo kantiano di trattare sempre l’essere umano come fine e mai come mezzo. Smith ha posto l’accento su un nodo sempre più tangibile per il management contemporaneo: la tentazione di automatizzare intere funzioni aziendali ricorrendo a AI-bot altamente efficienti, riducendo il contributo umano a un costo superfluo. Un rischio non solo etico, ma anche sistemico, per la tenuta del tessuto sociale e produttivo su scala globale.

L’intreccio fra etica e tecnologia è stato analizzato in modo pragmatico da Jim Breyer, fondatore e CEO di Breyer Capital, che ha richiamato l’attenzione sulla qualità delle fonti dati utilizzate per addestrare i modelli di intelligenza artificiale, in particolare in settori critici come la medicina. Breyer ha sottolineato che solo dati certificati, provenienti da ospedali, scuole di medicina e letteratura scientifica validata, possono garantire risultati affidabili e realmente utili per il progresso della salute pubblica. Senza rigore nella selezione e validazione dei dati, il rischio è quello di affidare a modelli probabilistici la diagnosi precoce di patologie complesse, con ricadute potenzialmente drammatiche in termini di equità sanitaria e accesso alle cure.

Cristiana Falcone: “Osservate come in questa edizione un filo rosso abbia unito gli interventi più qualificati, ovvero la consapevolezza che l’etica non può limitarsi a un dibattito astratto, ma deve tradursi in regole operative, in modelli di governance robusti, in strumenti di valutazione ex ante dei rischi sistemici connessi all’adozione massiva delle tecnologie emergenti.” 

Una posizione pienamente in linea con quanto già affermato da Papa Francesco al G7 di Puglia nel 2024, quando aveva ammonito che “l’intelligenza artificiale deve rimanere uno strumento nelle mani dell’uomo”, non l’inverso. In questo senso, anche il richiamo alla dottrina sociale della Chiesa, a partire dalla Rerum Novarum di Leone XIII — richiamata quest’anno con forza simbolica dal neo eletto Papa Leone XIV — ha restituito profondità storica al dibattito, evidenziando come ogni grande rivoluzione industriale metta in discussione l’equilibrio tra potere economico e dignità umana.

Sul versante della governance globale, si è discusso anche del rischio di una frammentazione regolatoria nella gestione dell’intelligenza artificiale, evocando la necessità di costruire un dialogo multi-stakeholder che coinvolga governi, imprese, centri di ricerca e società civile. La trasformazione digitale non investe solo reti fisiche e algoritmi, ma ridefinisce anche le infrastrutture biologiche e cognitive della società, come ha osservato Cristina Nardelli di UNICRI e Lumsa Human Academy. In questo contesto, la formazione assume un ruolo cardinale: preparare le nuove generazioni a una piena responsabilità etica nel progettare e gestire le tecnologie che plasmeranno il XXI secolo.

A chiudere il Summit, l’intervento di Federica Zanella, membro del board di Trenitalia, ha ribadito un principio su cui molti relatori hanno trovato consenso: solo fiducia e trasparenza possono consentire di restituire legittimità ai processi decisionali che governano l’innovazione. Se il rischio è quello di un’innovazione autoreferenziale che arricchisce pochi, l’opportunità è quella di un progresso realmente condiviso, capace di generare nuove forme di prosperità collettiva.
Quest’anno – conclude Cristiana Falcone – il Business Ethics Summit 2025 ha restituito una fotografia lucida e per molti versi inquietante del nostro tempo, ma ha anche tracciato con precisione la traiettoria necessaria: l’etica come infrastruttura portante del capitalismo tecnologico contemporaneo, non come limite, bensì come unica vera leva di stabilità e prosperità di lungo periodo.