Papa: messaggio sui social in ucraino e russo contro la guerra

Papa: messaggio sui social in ucraino e russo contro la guerra

L’Angelus pronunciato dal Papa domenica 27 marzo in Piazza San Pietro è stato diffuso in una serie di tweet sull’account ufficiale Twitter di Francesco, @Pontifex. Tweet diffusi non solo in italiano ed in inglese, ma anche in russo ed ucraino, per implorare la fine della guerra e l’intenzione concreta di attivare trattative di pace.

Dopo aver consacrato la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria nel corso della celebrazione penitenziale nella Basilica di San Pietro lo scorso 25 marzo in comunione con tutte le Chiese del mondo, Papa Francesco ha rivolto un nuovo appello durante l’Angelus domenicale. E, sottolineando come ogni guerra sia una sconfitta per tutti, dove un fratello uccide l’altro fratello non conoscendone neanche il volto, Francesco ha richiamato l’attenzione sui milioni di sfollati, costretti a scappare dai loro paesi. Sfollati tra cui figurano molti bambini a cui, ha ribadito il Pontefice, si sta portando via il futuro. Al grido “basta, ci si fermi, tacciano le armi, si tratti seriamente per la pace!”, il Papa ha concluso il suo intervento ribadendo come sia necessario pregare ancora, senza desistere, la Regina della Pace.

Da oltre un mese, dunque dall’inizio del conflitto ucraino – russo, @Pontifex è diventato uno degli strumenti con cui il Santo Padre si sta rivolgendo al mondo per deplorare il conflitto ed esortare al dialogo, accompagnando i cinguettii con gli hastag #Ucraina, #PreghiamoInsieme, #Pace. Ma non è la prima volta nella storia in cui un Pontefice si affida ai mezzi di comunicazione per diffondere il suo appello in un tempo di guerra o di grave tensione per l’umanità. Infatti, con un messaggio trasmesso da Radio Vaticana, Papa Giovanni XXIII, alle 12.00 del 25 ottobre 1962, “rivolgendosi a tutti gli uomini di buona volontà”, scongiurò il pericolo di una III Guerra Mondiale e sciolse la tensione tra USA e URSS per la questione delle basi missilistiche a Cuba.

Ivana Notarangelo

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