Codice Rosso: cosa prevede la legge contro la violenza di genere

Codice Rosso: cosa prevede la legge contro la violenza di genere

Approvato in via definitiva al Senato con 197 sì e 47 astenuti il disegno di legge cosiddetto “Codice rosso”, che modifica il codice di procedura penale nell’ambito della tutela delle vittime di violenza di genere. Tra le principali novità, la velocizzazione delle indagini e pene più pesanti nei casi di violenza sessuale e stalking, ma anche l’introduzione di nuovi reati come quello di revenge porn e lo stop alle nozze forzate.

Ecco nel dettaglio le principali misure della nuova legge (19 luglio 2019, n. 69) “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere”, che entrerà in vigore il 9 agosto 2019. 

Per velocizzare le indagini, la polizia giudiziaria è tenuta a comunicare immediatamente al pubblico ministero, anche in forma orale, la notizia di un reato che rientri nelle categorie di maltrattamenti contro familiari e conviventi; violenza sessuale, aggravata e di gruppo; atti sessuali con minorenne; corruzione di minorenne: atti persecutori: lesioni personali aggravate da legami familiari. Il PM ha l’obbligo di sentire la persona offesa entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato. Si allunga il tempo a disposizione per la vittima per sporgere denuncia, che passa da 6 a 12 mesi.

Aumentano le pene per i casi di violenza sessuale, fra i 6 e i 12 anni a fronte dei 5-10 previsti in precedenza. La violenza diventa poi aggravata nel caso in cui essa riguardi minori di 14 anni a cui è stato dato o promesso denaro in cambio dell’atto sessuale. Per quanto riguarda lo stalking, le pene arrivano a 6 anni e sei mesi di carcere. 7 anni è invece il massimo della pena da scontare nel caso di maltrattamenti contro familiari o conviventi.

Viene inoltre introdotto lo specifico reato di sfregio del viso: il responsabile di un’aggressione che comporti lesioni permanenti del viso fino a deformare l’aspetto della vittima, è punito con 8-14 anni di reclusione. Si arriva all’ergastolo se lo sfregio causa la morte della vittima.

La nuova legge si occupa anche dello stop alle nozze forzate: sono previsti da uno a cinque anni di carcere (fino a sei in presenza di minorenni) per chiunque induca un altro a sposarsi tramite minacce o violenza, adducendo precetti religiosi o approfittando della propria superiorità psico-fisica.

Ad essere disciplinato è anche il reato di revenge porn, aggiunto all’art 613 ter del codice penale: sono previste pene da uno a sei anni e fino a 15mila euro di multa per chi invii, consegni, ceda, pubblichi o diffonda immagini o video sessualmente espliciti di una persona senza il suo consenso. Le pene si inaspriscono se l’autore della vendetta è il coniuge della vittima, anche se separato o divorziato, o una persona che è o è stata essa legata da relazione affettiva. Pene maggiori anche nel caso in cui siano stati utilizzati strumenti informatici.

Per rendere la normativa più efficace, è stata prevista l’istituzione di specifici corsi di formazione obbligatoria destinati al personale che esercita funzioni di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria, sia nell’ambito della prevenzione dei reati che del loro perseguimento.

L’approvazione della legge è stata accolta con entusiasmo dalla maggioranza e, in particolare, dal Ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, sua principale promotrice. Anche il premier Giuseppe Conte si è detto soddisfatto, considerando la legge come “[…] un primo importante passo, che mi rende orgoglioso, nella direzione della rivoluzione culturale di cui il nostro Paese ha fortemente bisogno”.

Perplessità giungono invece dalle opposizioni: Lucia Annibali, deputata del Partito Democratico (astenutosi nella votazione) e vittima di sfregio con l’acido, ha definito il provvedimento come “insufficiente e inefficace”. La legge non prevede infatti lo stanziamento di nuove risorse e risulta difficile pensare che, a parità di organico, gli uffici dei PM riescano a soddisfare l’obbligo di sentire la persona offesa entro tre giorni. La Annibali ha sottolineato poi come l’inserimento del reato di sfregio del viso sembri ingiustamente porre quest’ultimo su un piano superiore rispetto ad altri tipi di sfregio. Piuttosto che introdurre un nuovo reato, l’avvocato e deputata Pd avrebbe agito sulle aggravanti.

Marta Pietrosanti

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