Coronavirus: da Huawei ad Apple, cosa accade ai big Hi-tech

Coronavirus: da Huawei ad Apple, cosa accade ai big Hi-tech

La diffusione e l’emergenza del Coronavirus stanno portando a serie conseguenze anche sul mercato della telefonia e della tecnologia. Stando ai dati diffusi da IDC – International Data Corporation, società specializzata in ricerche di mercato – potrebbe verificarsi un decremento di oltre il 30% nella distribuzione degli smartphone nel periodo gennaio-marzo 2020, rispetto al primo trimestre dell’anno 2019. La Cina potrebbe essere destinata a subire l’effetto “Black Swan”,  “Cigno Nero”, che identifica il realizzarsi di un evento dirompente, ma dai risultati imprevisti.

Un’emergenza che rischia di ritardare i programmi di lancio dei nuovi prodotti, di alterare i ritmi di gestione della catena e dei canali di distribuzione nel medio e lungo periodo. In particolare, molte aziende si sono trovate nella condizione di dare uno stop alle proprie azioni di marketing, fermando lo sviluppo dei nuovi prodotti tecnologici e dei dispositivi in 5G. All’inizio di febbraio gli analisti della società di ricerche Canalys avevano stimato che l’anno 2020 avrebbe fatto registrare un calo del 7% nel mercato degli smartphone in 5G e dell’8% nel comparto dei PC tra il quarto trimestre del 2019 e il primo trimestre del 2020. Questa settimana, però, il gruppo ha rivisto le statistiche, aggiornandole con nuovi dati. Canalys, infatti, ha evidenziato una decrescita del 20% per il mercato cinese dei PC e del 40 – 50% per il settore degli smartphone. Guardando alle cifre, il mercato della telefonia cinese era già in crisi da undici trimestri, complici questioni inerenti al settore e problemi nel comparto economico. E il coronavirus potrebbe causare un ulteriore danno. Molte aziende e società hanno prolungato le vacanze del capodanno cinese, restando chiuse, in modo da limitare il contagio. Così, la catena e i canali di distribuzioni sono bloccati. Si rischia l’interruzione della produzione dei chip e dei componenti per smartphone e modem, fabbricati in Cina e usati anche all’estero. Il Chief Financial Officer di Qualcomm, Akash Palkhiwala, ha espresso preoccupazione “sull’impatto del coronavirus sulla domanda di cellulari e sulla supply chain”. Qualcomm, infatti, costituisce il maggior produttore mondiale dei chip modem che permettono a smartphone e altri device di collegarsi alla rete e ha fatto registrare perdite in Borsa, oltre che il 3,75% in meno degli scambi. A fronte di questo decremento, Qualcomm prevede di incrementare i suoi ricavi dalla vendita dei modem, con un guadagno previsto tra i 4,9 e i 5,7 miliardi di dollari. Cifre ben al di sopra delle aspettative, poiché si prevede un aumento nella domanda di chip di radio frequenza, utile negli smartphone 5G. Nonostante le previsioni sfavorevoli, l’amministratore delegato di Qualcomm ha cercato di risollevare gli animi affermando che, nonostante le incertezze e gli effetti negativi del Coronavirus, il 5G non subirà nessuno stop, poiché i mercati di distribuzione per eccellenza saranno Stati Uniti, Corea e Giappone. La Cina non dovrebbe avere voce in capitolo in questo settore.

Si prevedono, però, differimenti nella consegna degli iPhone, perché Apple ha deciso di abbassare le saracinesche dei negozi presenti sul territorio cinese, al fine di ridurre i contagi. Soltanto Apple Foxconn, uno dei fornitori cinesi e che si occupa del montaggio degli iPhone, ha ripreso da poco la produzione presso la città di Zhengzhou, ma con risorse umane al limite: solo il 10% dei dipendenti si è ripresentato al lavoro e, dunque, la produzione viaggia a scartamento ridotto. Apple ha comunicato che non potrà mantenere fede alla guidance per i ricavi del trimestre in corso, poiché non assicura la distribuzione capillare di iPhone a livello mondiale, come effetto della diffusione del contagio da Coronavirus. Il marchio della mela aveva previsto vendite per un totale di 63 – 67 milioni di dollari nel secondo trimestre fiscale dell’azienda. I ricavi saranno inferiori ed il gap parla di una flessione di almeno 4 miliardi di dollari. Anche se le fabbriche Apple presenti in Cina stanno riprendendo l’attività, il marchio della mela prevede grandi difficoltà per la consegna degli apparecchi ed un lento ritorno alla normalità. Il fatturato Apple, raccolto nella zone di “Greater China” nel 2019, ha toccato quota 43,6 miliardi di dollari, il 16,7% dell’intero totale. L’effetto coronavirus sui ricavi Apple non sono stati ancora quantificati e si prevede una differita a tempo indeterminato per il lancio di un iPhone a basso costo, dedicato proprio al mercato dagli occhi a mandorla.  

Nonostante le rassicurazioni, anche Huawei potrebbe avere gli stessi problemi di Apple, perché la sua produzione di telefonia dipende in modo importante dal mercato cinese. Il momentaneo stop di Apple potrebbe rappresentare una rampa di lancio per l’avversario Samsung, che da tempo ha spostato buona parte della fabbricazione dei pezzi dei propri smartphone in Vietnam. In questo modo potrebbe riuscire ad evitare flessioni della domanda, chiusure di punti vendita e blocchi della catena di produzione e della distribuzione dei suoi prodotti legati alla telefonia.

Ivana Notarangelo