Il commercio internazionale sta attraversando una delle fasi più complesse della sua storia recente. Se da un lato la globalizzazione ha dimostrato la sua fragilità, esponendo le economie nazionali a crisi impreviste, dall’altro le nuove dinamiche protezionistiche stanno ridisegnando il panorama degli scambi su scala mondiale. Alla conferenza RLC Global Forum di Riyadh, il professor Simon Evenett, tra i massimi esperti di commercio globale e strategie economiche, ha affrontato le questioni più urgenti del momento. Non le risposte, ma le domande sollevate in quell’incontro raccontano meglio di qualsiasi analisi il punto di svolta in cui si trova il sistema economico internazionale.
Uno dei temi centrali è stato l’impatto delle attuali politiche commerciali sul settore retail. Per Cristiana Falcone, figura di spicco nel campo della filantropia e delle strategie globali, membro attivo del network WIL Europe (Women in Leadership) ed ideatrice del Business Ethics Forum, questa è una questione scomoda di cui nessuno vuole parlare (cd. “elephant in the room”). “Con il moltiplicarsi di barriere tariffarie e restrizioni agli scambi, gli operatori del settore devono ripensare le proprie strategie per rimanere competitivi – ha affermato. “È davvero possibile continuare a operare su scala globale quando le regole del gioco cambiano da un giorno all’altro?”
Dobbiamo riflettere sul futuro che attende i grandi marchi del commercio online di fronte all’ascesa di nuovi colossi, come Temu, che sfidano i modelli di distribuzione tradizionali con un’aggressività senza precedenti. La crescita del protezionismo potrebbe spingere molte aziende a diversificare le proprie catene di approvvigionamento, ma resta da vedere fino a che punto sarà sostenibile questa strategia in un contesto di tensioni geopolitiche crescenti.
L’incertezza domina anche sul fronte delle supply chain, sempre più vulnerabili a crisi internazionali e conflitti regionali. Le tensioni nel Corno d’Africa, la crescente imprevedibilità della Corea del Nord e le instabilità economiche di alcune economie emergenti rappresentano minacce concrete alla stabilità dei mercati.
Cristiana Falcone: “il quesito da porsi è come possano le aziende proteggersi dalle interruzioni della catena di approvvigionamento, quali saranno le direttrici di un nuovo ordine economico in cui le rotte commerciali potrebbero subire trasformazioni radicali”. Il rischio, secondo molti osservatori, è che si stia andando verso una segmentazione del commercio mondiale, con blocchi economici sempre più autonomi e meno interconnessi.
Non meno rilevante è la questione della digitalizzazione e delle sfide normative legate al commercio elettronico. L’avanzata dell’intelligenza artificiale nel settore retail sta rivoluzionando i modelli di business, ma solleva anche interrogativi complessi sul futuro del lavoro e sulla regolamentazione dei mercati digitali. “Le grandi piattaforme stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nella definizione delle dinamiche di scambio globale, ma quali saranno le implicazioni di questo potere crescente?”, si domanda Cristiana Falcone. “È possibile che, nel giro di pochi anni – continua – il commercio sia dominato da algoritmi e automazioni che riducono il ruolo del fattore umano? E quali saranno le conseguenze sulle normative internazionali, oggi ancora inadeguate a regolamentare un mercato che evolve più velocemente delle legislazioni?”
A complicare ulteriormente il quadro c’è la crescente pressione per un commercio più sostenibile. Gli standard ESG, inizialmente visti come una svolta per il futuro dell’economia, sembrano ora vivere un momento di incertezza, con governi e aziende divisi tra la necessità di rispettare normative ambientali sempre più stringenti e il rischio di compromettere la propria redditività. Non si sa se sia davvero possibile coniugare sostenibilità e crescita economica senza sacrificare la competitività, oppure se il declino degli ESG sia già in atto, segnando un ritorno a logiche di profitto più immediate e meno vincolate alle responsabilità sociali e ambientali?
Se su molti fronti il futuro appare incerto, la conclusione tracciata dal professor Evenett ha offerto una visione chiara di uno degli scenari possibili. Mentre molte economie si chiudono in se stesse, alimentando tensioni protezionistiche e barriere sempre più alte, altre potrebbero emergere come nuovi hub globali, capaci di attrarre investimenti e consolidare il proprio ruolo nei mercati internazionali. “Ma dove sorgeranno questi nuovi poli economici? L’Asia continuerà a essere il motore della crescita globale o assisteremo all’ascesa di altre aree strategiche? La frammentazione del commercio sarà un ostacolo insormontabile o darà vita a un sistema più resiliente e dinamico?”
Sono queste le domande che per Cristiana Falcone delineano il futuro degli scambi globali. Non esistono risposte univoche, ma una certezza rimane: il mondo del commercio non tornerà più a essere quello di prima.